Festival di Sanremo: c’è chi lo ama e chi mente

Festival di Sanremo: c’è chi lo ama e chi mente

Festival di Sanremo: c’è chi lo ama e chi mente

 

Chi non ha vissuto il Festival di Sanremo 2022 come respiro di liberazione e gioia, non si è davvero reso conto di come la nostra vita avesse bisogno di un ritorno alla normalità.

Le 25 canzoni in gara di quest’anno sono straordinariamente orecchiabili e gli interpreti sembrano essere molto più maturi degli anni passati. Il perché potrebbe racchiudersi nella crescente popolarità di un festival della musica che sembrava aver perso smalto negli anni passati.

Quello stesso smalto sgargiante e rockettaro che utilizzano gli artisti internazionali Maneskin, facendoci stare Zitti e Buoni. Il loro successo ci ha portato a farci ri-conoscere non solo per il cibo e per la gestualità, ma finalmente, di nuovo, per la musica e la voce, soprattutto in paesi dove raramente la cultura italiana, ma soprattutto i gusti musicali del paese tricolore, riescono ad attecchire.

Ma se da un lato l’asticella si alzata e lo share è spaventosamente alto per ogni serata del festival, manca ormai la canzone italiana sanremese che ci faccia dire “bella questa! Da Sanremo”. Durante la serata cover, Maria Chiara Giannetta ci ha riportato in un mix musicale non indifferente, facendoci godere sul palco di un pezzo straordinariamente divertente, composto solo di titoli e versi di canzoni che tutti noi conosciamo e che a colpo d’orecchio, riconosceremmo senza alcuna difficoltà.

Ma pensateci, ci sono delle canzoni sanremesi che seppur siano arrivate in finale senza vittoria, o altre nelle ultime posizioni, hanno rapito il nostro cuore e la nostra testa, tanto da canticchiarle continuamente sotto la doccia o al semaforo a radio spenta.

Non esiste stagione per una “maledetta primavera”, non esiste tempo per “vorrei incontrarti fra cent’anni”, non esiste rabbia per “perdere l’amore”, non esiste quantità per “soldi”. Gli interpreti sognavano e agognavano il palco dell’Ariston ancor più di come i Jalisse lo stiano facendo da ormai 25 anni senza mai riuscirci.

E mentre Francesco Monte rosica per la non accettazione della sua canzone a Sanremo, ci siamo dovuti sorbire Ana Mena con tutti gli invitati al 18 anni a cui suonava Rocco Hunt. Ma allora qual è il vero problema? Mancano dei cantanti che abbiano delle doti canori indimenticabili.

Mentre fanno eccezione Elisa, Giorgia, Arisa e altri meravigliosi interpreti, dall’altro lato lo “spettacolo” viene prima della qualità canora e vocale dell’interprete stesso. Non abbiamo i nuovi Riccardo Fogli, Mina, Loretta Goggi, Anna Oxa, Mia Martini e molti molti altri.

La standing ovation è ormai raramente collegata alle sole qualità dell’artista, ma hanno a che fare con tutto lo spettacolo e il contesto che viene creato. Seppur ormai sia difficile individuare l’elevata qualità, possiamo definirci cittadini di un nuovo standard, chiamati a guardare il complesso dell’esibizione, per avere un’opinione riguardo al cantante? La mia risposta è positiva.

A chi non manca una bella voce, precisa, perfetta nelle proprie qualità e senza alcuna sbavatura? Eppure, ad oggi, l’emozione deve essere riconosciuta anche a chi in quel momento porta la sua unicità a 360 gradi, in dei testi che nascondono gioia o sofferenza e che ti fanno riflettere e/o ballare. Sanremo si apre pian piano, finalmente, ad un modo internazionale di vivere la musica, in cui c’è il bisogno di staccarsi dalle versioni Baglioniane di qualche anno fa.

I giovani cantanti, artisti istrionici e sopra le righe, ci stanno abituando ad un nuovo modo di vivere la musica, distaccandoci dal semplice ascolto e facendoci entrare nella voglia di vedere e conoscere parole, gesti e colori fino in fondo. L’impegno dietro ogni esibizione deve essere ciò che ci spinge a vivere quel momento senza alcun pregiudizio, evitando domande come “ma chi è questo qui?”, perché vi ricordo che anche Renatone nazionale, Fiorella Mannoia e Rita Pavone erano nessuno.

Siamo testimoni di un cambiamento repentino che penso ci possa portare più spesso al di là del mare, rendendoci unici e inimitabili, perché la nostra bella voce italiana, possa essere baluardo anche a livello internazionale.

È proprio il caso di dirlo: Sanremo è (un nuovo) Sanremo.

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