Aprire o non aprire?

Aprire o non aprire?

Aprire o non aprire?

 

 

E mentre ci chiediamo di che colore sarà la nostra regione, la questione amletica del 2021 rimane sempre la stessa: essere o non essere… liberi? Questo è il dilemma.

 

E mentre nelle nostre mani resta il teschio di chi ci siamo lasciati indietro a causa delle nostre negligenze, dall’altro andiamo avanti percorrendo le vie della nostra città, abbassando la mascherina tra un respiro e l’altro, con la scusa di una sigaretta, di una grattatina alla barba o di un saluto ad un amico che non ci ha subito riconosciuto.

 

E mentre Lukako viene eletto Dio del calcio italiano ed il mondo Inter riempie piazza Duomo a Milano, lasciando dietro non solo le squadre in classifica, ma anche le norme anti-Covid, ci si chiede ossessivamente: “il coprifuoco rimarrà alle ore 22?”.

 

Impossibile non notare quanto sia nuovo e ancor più assurdo, per certi versi, questo 2021, rapido promotore di commenti velenosi per ogni scelta politica, per le proposte normative che danno spazio al rispetto dell’altro, per il termine “censura” che non conoscevamo “prima del primo maggio” e per il termine “catcalling” che facevamo finta di non capire tra un fischio e un commento improprio.

 

Ma allora la domanda continua a risuonare nella nostra mente, ancora e ancora, cambiando però, assetto e forma: possiamo dire davvero di non essere liberi?

 

Diventiamo rivoluzionari commentando su Facebook, riuscendo a volte ad aggirare le norme morali (e non solo); torniamo a casa dopo le 22 perché abbiamo imbastito già la scusa se ci dovessero fermare ad un posto di blocco; usciamo per una passeggiata perché “non si può stare sempre a casa”; ci incontriamo per le feste con i parenti, perché tanto siamo congiunti (e poi ci contagiamo).

 

Siamo già liberi, ma scegliamo di biasimare la norma che dovremmo seguire, “incolpandola” per il solo gusto di giustificare i nostri comportamenti.

Siamo liberi ma preferiamo passare il tempo ad imbastire scuse dal profumo di attenuanti.

 

E mentre scrivo questa riflessione, sono consapevole di non riferirmi a tutti in assoluto, ma solo a chi ha preferito non seguire le regole, pur di non perdere la propria “libertà”, mentre ad altri è stata tolta la dignità personale, privandoli del lavoro e (forse) del loro futuro.

 

Mi rivolgo a tutti voi, nessuno escluso:

 

riflettete sulla domanda che ci siamo posti inizialmente, per cercare di capire se ad oggi siamo davvero alla ricerca della libertà o se siamo solo alla ricerca di escamotage che possano giustificare la nostra inerzia. Siamo figli di incredibili sognatori, indimenticabili per gesta e cultura, eppure preferiamo accomodarci, ignavi, in attesa, piuttosto che indossare l’elmetto e buttarci in trincea per combattere.

Ma allora non dovremmo sentirci liberi nel combattere uno accanto all’altro per ricostruirci insieme? Non dovremmo spendere il nostro tempo ricostruendo quella stessa libertà, ricordandoci che alla base del “nuovo”, non può che non esserci l’impegno di uomini con un comune obiettivo?

Saremo liberi quando riusciremo a sudare per il nostro bene comune, ricordando di metterlo prima di ogni nostro singolo bisogno.

 

Ma del resto, ci si può considerare liberi, se a sentirsi libero… sei solo tu? 

 

 

Luigi Sprovieri

RELATED ARTICLES

Lascia un commento

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *

I commenti saranno controllati prima della pubblicazione